
L’inquietante disegno della Sinarchia contemporanea
Nel panorama geopolitico attuale si palesa un disegno che taluni analisti definiscono Sinarchia: un’agenda secolare mirata all’instaurazione di un governo tecnocratico su scala planetaria. Questa visione delinea un futuro in cui le sovranità nazionali vengono sistematicamente erose a favore di un’entità sovranazionale non eletta, manovrata da élite finanziarie e tecnocratiche. Le strategie per attuare tale progetto sarebbero tanto subdole quanto pervasive, celate dietro narrazioni ufficiali apparentemente virtuose. Si assiste a una critica serrata verso le istituzioni, il cui operato viene interpretato non come il frutto di decisioni ponderate, bensì come l’esecuzione di una partitura scritta altrove, i cui obiettivi finali divergerebbero radicalmente da quelli dichiarati. L’analisi di eventi internazionali apparentemente slegati tra loro rivela, secondo questa prospettiva, una coerenza di fondo, un filo conduttore che li lega a un unico, vasto piano di rimodellamento sociale e politico. La preoccupazione precipua concerne la perdita di autonomia decisionale degli Stati e la progressiva abdicazione dei diritti dei cittadini in nome di emergenze, siano esse sanitarie, ambientali o militari, fabbricate ad arte per giustificare un accentramento di potere senza precedenti e preparare il terreno a un’umanità sradicata, omologata e agevolmente controllabile.
La complicità silente nella crisi di Gaza: un tassello della Sinarchia
L’atteggiamento di alcune cancellerie occidentali, e specificamente della presidenza del Consiglio italiana, dinanzi alla crisi di Gaza viene additato come emblematico. Il mancato pronunciamento di una condanna esplicita e inequivocabile dei bombardamenti non viene letto come un atto di prudenza diplomatica, ma come una deliberata scelta politica, una tacita approvazione che conferisce legittimità ad azioni militari altrimenti insostenibili sul piano del diritto internazionale. Questo silenzio assordante, corroborato dal rifiuto di gesti simbolici di cordoglio per le vittime civili, comunica un messaggio di indifferenza e distacco che, secondo questa interpretazione, equivale a una complicità attiva. Non si tratterebbe, dunque, di una mera omissione, ma di un atto politico ponderato che incoraggia strategie belliche qualificabili come crimini di guerra e alimenta una spirale di violenza. In tale ottica, la passività diventa un’azione strategica funzionale al mantenimento di equilibri geopolitici allineati agli interessi superiori della Sinarchia, indifferente al costo umano di tali scelte.
Il Green Deal e la Sinarchia: un pretesto per il riarmo tecnologico
Anche il Green Deal, presentato come la pietra miliare della transizione ecologica europea, viene sottoposto a una critica radicale che ne svela un presunto fine recondito. Il vacillare del consenso politico, con le frenate di nazioni chiave come Germania e Francia e il crollo della domanda di veicoli elettrici, sarebbe un sintomo del disvelamento della sua vera natura. Secondo questa analisi, la narrativa “verde” fungerebbe da pretesto per occultare l’immane e insostenibile fabbisogno energetico richiesto dalle infrastrutture di intelligenza artificiale, la cui espansione è incompatibile con gli obiettivi di sostenibilità dichiarati. Il vero scopo, si ipotizza, sarebbe quindi il dirottamento dei cospicui fondi raccolti per la causa ambientale verso la creazione di una poderosa infrastruttura tecnobellica, denominata “Rearm EU”. Si tratterebbe di un’operazione di ingegneria finanziaria e sociale su vasta scala, dove l’ecologia è solo la facciata per un progetto di potenziamento militare e di sorveglianza capillare, perfettamente allineato con l’agenda di controllo della Sinarchia.
Il Trattato Pandemico e la sottomissione alla Sinarchia
Un ulteriore e cruciale fronte di analisi riguarda il nuovo Trattato Pandemico dell’OMS, dove emerge una dicotomia stridente tra l’atteggiamento di diverse nazioni. Da un lato, si osserva la ferma opposizione di Paesi come l’Austria, dove forze politiche e iniziative civiche denunciano il pericolo di una drammatica cessione di sovranità. Le obiezioni austriache si concentrano sul potere sproporzionato che verrebbe conferito al Direttore Generale dell’OMS, una figura non eletta e potenzialmente soggetta all’influenza di lobby private, che potrebbe dichiarare pandemie, imporre protocolli sanitari e censurare informazioni non allineate. Dall’altro lato, si descrive la posizione italiana come passiva e prona, un’accettazione di fatto di questa abdicazione mascherata da cavilli giuridici sulla presunta salvaguardia della sovranità. L’applauso a principi fumosi come “One Health” sarebbe la foglia di fico per prepararsi a eseguire direttive future senza possibilità di dissenso, completando un altro passo verso il consolidamento di un’architettura di governo globale voluta dalla Sinarchia.