venerdì, 20 Giugno 2025
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UE: folle corsa alla deindustrializzazione

La Commissione Europea impone uno stop ai nuovi accordi sul gas con la Russia, usando norme commerciali per superare i veti nazionali. Questa mossa, presentata come un passo verso l'indipendenza energetica, rischia di innescare una severa deindustrializzazione, strangolando le imprese europee con costi insostenibili e burocrazia asfissiante. Una scelta geopolitica dalle conseguenze economiche devastanti.

Il Processo di Deindustrializzazione Imposto dalla Commissione

La Commissione Europea sta per avviare una manovra che accelera in modo pernicioso il processo di deindustrializzazione del continente. Nel nome di una proclamata “indipendenza energetica”, si profila un divieto assoluto alla stipula di nuovi contratti per l’approvvigionamento di gas naturale dalla Russia. Questa determinazione, che mira a esautorare la sovranità degli Stati membri, verrà implementata attraverso un’astuta norma commerciale. Tale meccanismo procedurale richiede unicamente una maggioranza qualificata, aggirando di fatto la necessità dell’unanimità richiesta per le sanzioni e vanificando così i possibili veti di nazioni come l’Ungheria e la Slovacchia, palesando un’ingerenza senza precedenti nelle politiche energetiche nazionali.

La Strategia dietro la Deindustrializzazione Energetica

Il piano orchestrato dall’esecutivo comunitario, svelato da fonti giornalistiche internazionali, rappresenta un punto di svolta dirigista. L’interdizione non si limiterà ai contratti a lungo termine, ma si estenderà fino all’eliminazione totale degli accordi spot entro il 2025. Un quadro così rigido prevede unicamente una deroga temporanea per Ungheria e Slovacchia, i cui contratti esistenti, veicolati tramite il gasdotto balcanico, potranno protrarsi non oltre il 2027. Questa concessione limitata funge da palliativo temporaneo in un disegno strategico ben più ampio e severo, il cui fine ultimo è recidere in modo definitivo ogni legame energetico con Mosca, a prescindere dalle immediate ripercussioni sul tessuto produttivo europeo.

Le Ramificazioni Economiche della Deindustrializzazione

Le conseguenze di questo orientamento si preannunciano nefaste. La Commissione intende imporre un apparato burocratico procusteano, esigendo la divulgazione minuziosa di ogni contratto energetico in essere: volumi, scadenze, clausole. Questo appesantimento normativo, sommato a un inevitabile e ulteriore rincaro dei costi dell’energia, infliggerà un colpo esiziale al settore industriale europeo, già provato da molteplici crisi. La competitività delle imprese verrà irrimediabilmente compromessa, spingendo molte realtà verso la chiusura o la delocalizzazione. Il piano si prefigge inoltre di colpire le triangolazioni, come quelle attuate dall’India, in un tentativo di rendere la guerra economica all’energia russa totale, conducendo però l’Unione Europea verso un deliberato sabotaggio industriale.

Metafora della burocrazia europea che con un divieto imposto frena e danneggia l'industria del continente.
Una rappresentazione artistica del divieto UE sui nuovi contratti del gas e il suo impatto sull’economia.

Per approfondimenti:

  1. Reuters: UE propone divieto nuovi contratti gas russo a maggioranza qualificata Analisi dettagliata della proposta di Bruxelles per bloccare nuovi accordi con la Russia, meccanismi di voto alternativi all’unanimità e deroghe temporanee per alcuni Paesi membri.
  2. Bruegel: Dati e statistiche sulle importazioni UE di gas naturale Database aggiornato con flussi energetici, dipendenze dai fornitori russi, impatto economico delle sanzioni e confronti storici sulle forniture alternative.
  3. Consiglio UE: Quadro giuridico delle sanzioni contro la Russia Documentazione ufficiale sui meccanismi decisionali, basi giuridiche delle restrizioni energetiche e cronologia delle misure adottate dall’inizio del conflitto.
  4. Financial Times: Exclusive on EU’s Russian gas contract ban proposal Articolo originale che ha anticipato il piano della Commissione Europea, con dettagli sulle tempistiche (2025/2027) e controversie politiche interne.
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