Il Proscenio della Guerra Energetica: Attori e Tensioni
Il confronto bellico tra Israele e Iran rappresenta il fulcro di una premeditata e brutale guerra energetica, un piano meticoloso per la riconfigurazione degli equilibri globali. Le ostilità non sono un’eruzione estemporanea, ma l’attuazione di una strategia calcolata. Il proclama bellicoso di Netanyahu, che anticipava raid aerei su Teheran, ha trovato immediata concretizzazione nel bombardamento del nodo infrastrutturale di Bushehr, menomando le installazioni del gas Pars. La rappresaglia iraniana, una salva di missili su Haifa, ha inflitto danni significativi, oscurando la rete elettrica e colpendo la centrale a gas di Gezer. Tale scenario è stato propedeutico al riposizionamento strategico statunitense, con il Pentagono che ha dirottato sistemi di difesa aerea dall’Ucraina al Medio Oriente, e al palesarsi di nuove fratture e alleanze, con Cina e Pakistan a sostegno di Teheran.
La Dicotomia Globale della Guerra Energetica
In questo contesto di palese conflagrazione, emerge la figura di Donald Trump, il cui recente periplo nelle monarchie del Golfo ha cementato patti per forniture militari e investimenti energetici. Si assiste a una curiosa dicotomia nel mercato: da un lato, l’aumento dei costi di estrazione (+10-12% nel 2024), sintomo di giacimenti sempre più impervi; dall’altro, un’espansione produttiva disomogenea. L’OPEC+ ha incrementato l’offerta, ma è il cartello non-OPEC+ a segnare un’impennata record, con gli USA in testa grazie allo sfruttamento intensivo dello shale oil. Questo surplus, che si contrappone a una domanda globale in fase di rallentamento, minaccia di generare una pressione al ribasso sui prezzi, mentre l’Arabia Saudita ha opportunisticamente potenziato la propria produzione immediatamente prima delle recenti ostilità.
Nuovi Epicentri della Guerra Energetica: L’Ascesa Africana
Parallelamente, si assiste a un risorgimento del continente africano, un tempo relegato ai margini e ora nuovo terreno di contesa multipolare. Capitali cinesi e russi, unitamente a sodalizi energetici strategici, stanno catalizzando la rinascita produttiva di nazioni chiave. La Nigeria si conferma leader continentale, con investimenti rinnovati da parte delle major occidentali. La Libia, stabilizzata dalla cooperazione tra la National Oil Corporation, la Turchia e presidi russi, consolida la sua produzione. L’Angola e il Congo-Brazzaville, con il supporto di ENI, rilanciano l’esplorazione offshore, mentre il Niger si appresta a inaugurare un oleodotto di portata strategica. Il Sahel, decolonizzato dall’influenza francese, si trasforma così in un nuovo, cruciale scacchiere della spietata competizione per il dominio delle risorse.

Per approfondimenti:
- Colpiti gas e petrolio, la guerra energetica è il nuovo fronte
Analisi dettagliata degli attacchi alle infrastrutture energetiche strategiche, come il giacimento di South Pars (Iran) e l’oleodotto di Haifa (Israele), con focus sul rischio di chiusura dello Stretto di Hormuz e le ripercussioni globali sui mercati petroliferi . - Iran attacks, Israel bombs Tehran: another night of war
Cronaca aggiornata degli scontri, inclusi i raid israeliani sui siti nucleari iraniani e le ritorsioni missilistiche su centri urbani, con dati sull’impatto economico (rialzo del petrolio e dell’oro) e le mosse diplomatiche parallele . - Guerra Israele-Iran: Trump e la posta nucleare
Approfondimento sul rifiuto iraniano di fermare l’arricchimento dell’uranio nonostante le pressioni internazionali, il ruolo diplomatico europeo a Ginevra e le minacce israeliane di azioni unilaterali, incluso il contesto delle sanzioni energetiche .