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Svelata la Balla del Cambiamento Climatico

Un'analisi critica smonta la balla del cambiamento climatico. Fisici di Princeton e del MIT argomentano che la CO2 è vitale per il pianeta, favorendo la crescita delle piante e l'agricoltura. Si contesta la validità dei modelli IPCC, accusando il terrorismo green di danneggiare l'economia globale a vantaggio di pochi, mettendo in discussione decenni di politiche ambientali.

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La contrapposizione tra un mondo privo di CO2 (a sinistra) e un mondo ricco di vegetazione grazie alla sua abbondanza (a destra).

Riconsiderare la Narrazione Dominante: Decostruita la Balla del Cambiamento Climatico

L’attuale dibattito pubblico è sovente dominato da una visione univoca sugli effetti del biossido di carbonio, ma una prospettiva scientifica alternativa si fa strada per smontare quella che viene definita la grande balla del cambiamento climatico. Secondo questa visione, l’egemonia culturale e scientifica propugnata da organismi internazionali poggerebbe su fondamenta fallaci, ignorando dati empirici che contraddicono le previsioni più allarmistiche. Si sostiene che la demonizzazione della CO2 non solo sia scientificamente ingiustificata, ma rappresenti anche un ostacolo al progresso e al benessere globale. Questa contro-narrazione invita a un riesame critico delle politiche ambientali correnti, suggerendo che esse siano basate su modelli predittivi errati e su una comprensione incompleta dei complessi sistemi che governano il clima terrestre, con conseguenze potenzialmente nefaste per l’economia e la società.

Il Ruolo Indispensabile della CO2 e la Contestata Balla del Cambiamento Climatico

Figure accademiche di spicco, quali i fisici William Happer e Richard Lindzen, legati a istituzioni prestigiose come Princeton e il MIT, offrono una valutazione radicalmente diversa sul ruolo dell’anidride carbonica. Nei loro rapporti, si argomenta con vigore che la CO2 non è un inquinante, ma un composto gassoso assolutamente indispensabile per la quasi totalità della vita sulla Terra. L’aumento della sua concentrazione atmosferica, lungi dall’essere una calamità, viene descritto come un fattore benefico, capace di stimolare un significativo incremento delle aree verdi del pianeta. Questo fenomeno, noto come “global greening”, potenzierebbe la produttività agricola, contribuendo a sfamare una popolazione mondiale in crescita. Le tesi catastrofiste vengono quindi rigettate come antiscientifiche, basate su simulazioni che non riescono a replicare accuratamente le osservazioni storiche e che esagerano la sensibilità del clima ai gas serra.

Critica all’IPCC e alle Politiche Energetiche: Conseguenze della Balla del Cambiamento Climatico

La critica si estende inevitabilmente all’operato dell’IPCC (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’ONU), accusato di promuovere un’agenda politica mascherata da consenso scientifico. Si afferma che le teorie da esso divulgate siano viziate da errori sistematici e da una selezione parziale dei dati. Le conseguenze di queste politiche, definite “terrorismo green”, sono descritte come perniciose: il boicottaggio sistematico dei combustibili fossili, motori dello sviluppo industriale per oltre un secolo, starebbe generando non solo instabilità energetica, ma anche disoccupazione diffusa, miseria e insicurezza alimentare. Questa transizione forzata avvantaggerebbe, secondo questa lettura, una ristretta élite di speculatori finanziari e attori economici che traggono profitto dalle energie rinnovabili, spesso a scapito della collettività e delle nazioni meno sviluppate, private di una via accessibile verso la prosperità.

Il Principio Ineludibile della Fotosintesi e la Balla del Cambiamento Climatico

A fondamento di questa reinterpretazione vi è un principio biologico elementare, insegnato sin dall’infanzia: la fotosintesi clorofilliana. Le piante, per vivere, assorbono anidride carbonica dall’atmosfera e, tramite l’energia solare, la convertono in nutrimento, rilasciando ossigeno come prodotto di “scarto”. Questo processo è alla base delle catene alimentari e della stessa composizione atmosferica che permette la vita animale, inclusa quella umana. L’equazione è semplice e ineludibile: senza CO2, il regno vegetale perirebbe, e con esso verrebbe meno la produzione di ossigeno, portando al collasso dell’intero ecosistema planetario. Sostenere una drastica riduzione della CO2 equivale, in questa prospettiva, a minare le fondamenta stesse della biosfera. La presunta emergenza climatica viene quindi presentata non solo come un errore scientifico, ma come una palese negazione delle leggi basilari della biologia, una mistificazione che ignora l’equilibrio vitale tra mondo vegetale e animale.

Primo piano di una foglia verde che cresce nel deserto, simbolo della vita resa possibile dalla CO2 e dalla fotosintesi.
La forza della vita, alimentata dalla CO2, che emerge anche nelle condizioni più avverse.

Per approfondimenti:

  1. Intervista a William Happer su Panorama
    L’articolo presenta la posizione del fisico di Princeton William Happer, che contesta l’emergenza climatica, definendo la CO₂ benefica per la vegetazione e criticando le politiche green come economicamente dannose e scientificamente infondate .
  2. Analisi di Happer e Lindzen su Epoch Times
    Approfondisce il rapporto dei professori emeriti Happer (Princeton) e Lindzen (MIT), che smontano i modelli climatici dell’EPA, evidenziando la saturazione dell’effetto serra della CO₂ e i presetti benefici agricoli del suo aumento .
  3. Bilancio della COP 28 dall’Istituto Superiore di Sanità
    Offre una prospettiva istituzionale sugli accordi globali per l’abbandono dei combustibili fossili, contrastando le tesi negazioniste e sottolineando l’urgenza di ridurre le emissioni per limitare il riscaldamento a 1.5°C .

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