Home Salute Sanità Pubblica Allarme soglia dell’ipertensione!

Allarme soglia dell’ipertensione!

La revisione delle linee guida sulla pressione ha abbassato drasticamente la soglia dell'ipertensione a 120/80 mmHg. Questa nuova classificazione, che elimina la pre-ipertensione, rischia di etichettare come malata una vasta porzione della popolazione precedentemente considerata sana, con un conseguente e controverso aumento della medicalizzazione e della prescrizione di farmaci su scala globale.

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Milioni di individui sani vengono ora classificati come ipertesi a causa dei nuovi, più bassi, parametri di riferimento.

Un mutamento paradigmatico nelle direttive cardiologiche ha ufficialmente abbassato la soglia dell’ipertensione, una decisione che sta suscitando un vespaio di polemiche e perplessità nella comunità scientifica e tra i cittadini. Dopo quattordici anni di relativa stasi, le linee guida del Joint National Committee (JNC7) sono state soppiantate da una nuova classificazione che ridefinisce radicalmente il concetto di pressione sanguigna “normale”. Tale revisione, promulgata da eminenti società scientifiche americane e pubblicata su testate di assoluto prestigio come Hypertension e il Journal of the American College of Cardiology, non rappresenta un mero aggiustamento tecnico, bensì una vera e propria rivoluzione diagnostica. La soglia precedentemente fissata a 140/90 mmHg, considerata per decenni il discrimine per l’inizio di un trattamento, è stata drasticamente ridotta, portando con sé implicazioni sanitarie, sociali ed economiche di portata planetaria e innescando un dibattito sulla crescente medicalizzazione di condizioni fisiologiche.

La Nuova Soglia dell’Ipertensione e le Sue Immediate Ripercussioni

La nuova tassonomia della pressione arteriosa è perentoria. Un valore è reputato “normale” soltanto se inferiore a 120/80 mmHg. La categoria precedentemente nota come “pre-ipertensione”, che includeva un vasto numero di individui con valori sistolici tra 120 e 139 mmHg e diastolici tra 80 e 89 mmHg, è stata abolita. Al suo posto, è stata introdotta una classificazione più severa e frammentata. Valori sistolici tra 120-129 mmHg con una diastolica inferiore a 80 mmHg definiscono ora una “pressione elevata”, un anticamera della patologia. Si entra poi direttamente nell’ipertensione di Stadio 1 con valori sistolici di 130-139 mmHg o diastolici di 80-89 mmHg. L’ipertensione di Stadio 2 scatta per chiunque superi o eguagli i 140 mmHg di sistolica o i 90 mmHg di diastolica. Questa riclassificazione trasforma de facto milioni di persone, fino a ieri considerate in buona salute, in pazienti a tutti gli effetti, soggetti a un monitoraggio più stringente e, soprattutto, candidati a terapie farmacologiche con antipertensivi.

Un Precedente Controverso e la Disputata Soglia dell’Ipertensione

La diffidenza verso questo repentino cambiamento trae alimento da dinamiche già osservate in altri ambiti della medicina. Un parallelismo eloquente è quello relativo ai valori del colesterolo. In passato, la soglia di sicurezza fu progressivamente abbassata, una manovra che coincise con un’impennata esponenziale nelle vendite delle statine, farmaci deputati al suo controllo. Il timore, espresso da numerose voci critiche, è che l’abbassamento della soglia dell’ipertensione possa replicare questo modello su una scala ancora più vasta. Si configura uno scenario in cui la definizione stessa di “malattia” viene modulata in funzione di parametri che, seppur presentati come scientificamente inappuntabili, hanno l’effetto collaterale di ampliare a dismisura il mercato potenziale per le soluzioni farmacologiche. La questione trascende l’ambito clinico per approdare a quello etico ed economico, interrogandosi sulla sostenibilità di un sistema sanitario che pare orientato a trattare i fattori di rischio con la stessa aggressività con cui si trattano le patologie conclamate, con fatturati miliardari a fare da sfondo.

L’Impatto Demografico della Modificata Soglia dell’Ipertensione

Le proiezioni statistiche relative alle nuove direttive sono a dir poco impressionanti e delineano una potenziale ecatombe diagnostica. Soltanto negli Stati Uniti, si stima che la percentuale di adulti classificati come ipertesi schizzerà dal 32% al 46% della popolazione totale. Ciò significa che quasi un cittadino su due rientrerà in questa categoria. L’incremento sarà particolarmente drammatico nelle fasce di età più giovani: il numero di uomini ipertesi sotto i 45 anni è destinato a triplicare, mentre quello delle donne nella medesima fascia d’età raddoppierà. Poiché le linee guida americane vengono storicamente recepite e adottate dalla comunità scientifica internazionale, l’onda lunga di questa revisione è destinata a investire anche l’Europa e l’Italia. Assisteremo, con ogni probabilità, a una “epidemia” di ipertensione indotta non da un peggioramento dello stato di salute collettivo, ma da un semplice cambiamento dei criteri diagnostici, con tutte le pervasive conseguenze del caso sulla vita degli individui e sui bilanci della sanità pubblica.

Un grafico mostra l'aumento dei pazienti ipertesi con pillole che piovono come denaro, a simboleggiare i profitti farmaceutici.
La revisione delle linee guida potrebbe tradursi in un enorme aumento dei fatturati per le industrie farmaceutiche.


Per approfondimenti:

  1. American Heart Association – Understanding Blood Pressure Readings
    Pagina ufficiale dell’American Heart Association che spiega i nuovi criteri per la classificazione della pressione sanguigna, inclusi i valori di normalità, pressione elevata e ipertensione.

  1. American College of Cardiology – 2017 Guideline for High Blood Pressure
    Linee guida ufficiali dell’ACC sull’ipertensione, con una sintesi dei cambiamenti introdotti nel 2017 e le raccomandazioni per la diagnosi e il trattamento.

  1. National Institutes of Health (NIH) – Controversies in Hypertension Guidelines
    Articolo scientifico che discute le controversie e le implicazioni delle nuove soglie per l’ipertensione, con un’analisi critica degli studi clinici e degli interessi commerciali.

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