L’Illusoria Promessa di Sicurezza di Vision Zero
Il concetto di Vision Zero emerge con forza. Nasce in Svezia durante gli anni Novanta. Rappresenta un’ambizione tecnocratica notevole. L’obiettivo dichiarato è l’azzeramento dei decessi. Si mira anche all’eliminazione dei feriti gravi. Questo dovrebbe avvenire sulle infrastrutture stradali. Le città dovrebbero trasformarsi radicalmente. Diventerebbero spazi a misura di pedone. Anche i ciclisti ne beneficerebbero. In prospettiva, si pensa ad automobili autonome. Queste auto circolerebbero senza conducente. Apparentemente, l’obiettivo è nobile e lodevole. Tuttavia, la sua applicazione pratica solleva dubbi. Si sta traducendo in una manovra complessa. Sembra una forma di ingegneria sociale. Il cittadino è indotto ad adattarsi. Deve abituarsi a camminare docilmente. Deve obbedire a nuove, stringenti regole. Deve accettare di essere costantemente tracciato.
Vision Zero: Direttive Globali e Rieducazione Urbana
Questo modello ha ricevuto l’avallo di organismi sovranazionali. È stato integrato nei piani urbanistici europei. Ciò è avvenuto tramite l’Agenda 2030. Ormai, costituisce una direttrice ineludibile. Le città adottano velocità ridotte generalizzate. La capillarità dei mezzi pubblici viene potenziata. Si assiste a una progressiva eliminazione dell’auto privata. La raccolta continua di dati diviene prassi. La sorveglianza digitale si espande enormemente. Si implementa un controllo predittivo della mobilità. Tutto questo viene definito “sostenibilità”. Tuttavia, l’impressione è diversa. Assomiglia sempre più a una rieducazione forzata. Lo spazio urbano subisce una profonda riconfigurazione.
Bologna e Vision Zero: Un Laboratorio Sperimentale Contestato
Bologna si configura come il laboratorio italiano. Qui si sperimenta attivamente questo modello. Il progetto “Città 30” ne è l’emblema. Esso impone limiti di velocità generalizzati. I 30 km/h diventano la norma. Le piste ciclabili si moltiplicano ovunque. Le carreggiate stradali vengono sensibilmente ristrette. I marciapiedi sono allargati per i pedoni. I controlli elettronici sono diffusi capillarmente. L’amministrazione comunale nutriva grandi speranze. Sperava di offrire un esempio virtuoso. Auspicava di essere un modello da imitare. Mentre i tecnocrati idealizzano città “intelligenti”. Sognano agglomerati urbani privi di auto. La realtà quotidiana li ha bruscamente destati. Gli incidenti stradali gravi continuano a verificarsi. Accadono anche dove le nuove regole sono già attive.
La Persistenza degli Incidenti Sotto Vision Zero
Un uomo è stato investito da un furgone. Si trovava su un attraversamento ciclabile. Un’anziana signora è stata travolta. Una moto l’ha colpita sulle strisce pedonali. Un ciclista è stato urtato a un incrocio. Questi sono tre casi gravi recenti. Si sono verificati in meno di due settimane. I sostenitori di Bologna30 non demordono. Anziché riconsiderare il modello vigente, insistono. Chiedono l’installazione di più dossi artificiali. Sollecitano un aumento dei telelaser. Auspicano più postazioni infovelox. Propongono ulteriori restringimenti delle carreggiate. Sembra che la sorveglianza sia la soluzione universale. Come se fosse la panacea per ogni problema.
Vision Zero: Oltre la Sicurezza, Verso il Controllo Totale
Il punto cruciale appare ormai evidente. Vision Zero non è mai stato un semplice piano. Non riguardava unicamente la sicurezza stradale. È, in realtà, un progetto più ambizioso. Mira al controllo totale della mobilità. Si intende limitare la libertà di movimento. Si vuole disincentivare fortemente l’uso dell’auto privata. Si prepara una transizione epocale. Si va verso un mondo differente. Ci si sposterà solo con mezzi pubblici. Oppure si utilizzeranno veicoli automatizzati. Questi saranno connessi in tempo reale. Comunicheranno costantemente con una centrale di comando. La sorveglianza sarà onnipresente e capillare. Ogni spostamento verrà monitorato e registrato. La privacy individuale potrebbe essere compromessa. Questo solleva interrogativi etici significativi.
Vision Zero: Un Paradigma Intoccabile Nonostante i Risultati
Nel frattempo, i cittadini continuano a subire danni. Gli infortuni stradali non accennano a diminuire. Tuttavia, è sconsigliabile esprimere critiche. Guai a sostenere che Vision Zero sia un fallimento. La responsabilità verrà sempre attribuita altrove. Sarà sempre colpa del comportamento individuale. Non sarà mai imputata al sistema implementato. Questo approccio impedisce una seria valutazione. Ostacola la ricerca di soluzioni alternative. Il dibattito pubblico appare così limitato. L’efficacia reale delle misure resta incerta. La sicurezza promessa tarda a materializzarsi. L’utopia si scontra con dure realtà.

Ecco tre fonti affidabili per approfondire il tema, con focus sul contesto italiano e le criticità sollevate:
- “Tra Vision Zero e realtà: PNSS, introiti delle multe e ritardi”
Un’analisi critica del Piano Nazionale Sicurezza Stradale (PNSS) 2030 in Italia, con riferimenti ai ritardi nell’attuazione, all’uso controverso dei proventi delle multe e alla distanza tra gli obiettivi teorici di Vision Zero e la realtà operativa. Offre spunti sul divario tra proclami politici e azioni concrete. - “Vision Zero: l’uomo che fa della sicurezza la sua visione”
Intervista a Matts-Åke Belin, direttore della Vision Zero Academy svedese, che spiega i principi originari del progetto e le strategie tecniche (come le “zone 30”). Utile per confrontare l’approccio teorico con le critiche alla sua applicazione in contesti come Bologna. - “The Case Against Law Enforcement in Vision Zero”
Un articolo critico sull’uso del controllo poliziesco nei piani Vision Zero, evidenziando come l’enfasi sull’enforcement possa amplificare disuguaglianze sociali e distogliere l’attenzione da interventi infrastrutturali efficaci. Rilevante per il dibattito sui “controlli a tappeto” menzionati nel testo .