Roma e la Silente Deforestazione Urbana: Un Dramma Ecologico e Civico
Nella Capitale si consuma, con metodica e silente progressione, un’allarmante opera di deforestazione urbana. L’amministrazione capitolina, guidata dal sindaco Gualtieri, sembra aver intrapreso una via che, dietro paraventi di promesse ecologiche e sorrisi di circostanza, conduce all’eradicazione di centinaia di esemplari arborei d’alto fusto. Lecci, tigli, pini, testimoni annosi della storia cittadina, vengono abbattuti come se fossero ingombri da rimuovere, relitti di un paesaggio da modernizzare a ogni costo. Tale attività si svolge peraltro in periodi biologicamente critici, come quello della nidificazione, arrecando un vulnus non trascurabile all’avifauna locale e contravvenendo ai più elementari principi di tutela ambientale e di sensibilità ecologica. Una coltre di opacità avvolge queste operazioni: mancano comunicazioni chiare, consultazioni preventive con la cittadinanza o comitati di quartiere, e spiegazioni esaurienti che vadano oltre generici cartelli affissi in prossimità dei cantieri. Questi ultimi, spesso redatti in un linguaggio tecnico e burocratico, si limitano a indicare le ditte esecutrici, le quali, con una rapidità decisionale sorprendente, etichettano la maggior parte degli alberi come “instabili”, “pericolanti” o giunti al “termine del ciclo vitale”, senza che vi sia evidenza di perizie fitostatiche approfondite e indipendenti.
La Controversa Giustificazione della “Messa in Sicurezza” e la Deforestazione Urbana
Il leitmotiv addotto per giustificare questa massiccia campagna di abbattimenti è la “messa in sicurezza” del territorio. Tuttavia, dietro questa locuzione apparentemente ineccepibile, molti osservatori critici e cittadini intravedono un meccanismo rodato e perverso. Risulta infatti economicamente e temporalmente più vantaggioso procedere al taglio indiscriminato piuttosto che investire in cure fitosanitarie, potature conservative o consolidamenti strutturali. Sovente, interi filari vengono rasi al suolo anche qualora solo una minoranza degli esemplari presentasse reali problematiche. Questa prassi si traduce in una lucrosa opportunità per le imprese appaltatrici, le quali beneficiano di un duplice ritorno economico: inizialmente con l’abbattimento e lo smaltimento del legname, e successivamente, in maniera eventuale e non sempre garantita, con la fornitura e messa a dimora di nuove piante. L’assenza di un ente terzo di controllo, indipendente da chi commissiona e da chi esegue i lavori, solleva seri interrogativi sulla trasparenza e l’oggettività delle valutazioni che portano alla condanna a morte di un albero. Il controllore, di fatto, coincide con il soggetto che trae profitto dall’operazione, creando un palese conflitto di interessi.
Greenwashing Capitolino e la Deforestazione Urbana: Promesse Vane?
Parallelamente a questa politica di tagli, si assiste al consueto rituale del greenwashing. Le autorità comunicano che “verranno piantati nuovi alberi”, ma tali dichiarazioni rimangono spesso sospese in un limbo di indeterminatezza. Non vengono forniti dettagli precisi su dove queste nuove piantumazioni avverranno, quando, secondo quali criteri di scelta delle specie (privilegiando essenze autoctone e adatte al contesto urbano?), né se il bilancio arboreo finale risulterà positivo o se si tratterà di una mera sostituzione numerica con esemplari giovani e di minor valore ecologico e paesaggistico. Nel frattempo, le istanze dei cittadini rimangono inascoltate, e le promesse di istituire organismi di partecipazione, come la tanto attesa Consulta del Verde, sembrano svanire nel nulla. Coloro che osano manifestare dissenso o sollevare dubbi vengono talvolta etichettati come contestatori preconcetti o nemici del progresso, mentre l’attuale amministrazione procede spedita, apparentemente incurante del malcontento e delle critiche, in un contesto politico che vede il primo cittadino proiettato verso una potenziale ricandidatura senza passare per un confronto interno al proprio schieramento.
L’Inquietante Sospetto: Deforestazione Urbana e Tecnologie 5G/6G
Una delle domande più perturbanti, e sistematicamente eluse dal dibattito pubblico ufficiale, riguarda la possibile correlazione tra la rimozione degli alberi ad alto fusto e lo sviluppo delle infrastrutture per le reti di telecomunicazione di nuova generazione, come il 5G e il futuro 6G. È lecito interrogarsi se le chiome dense e le profonde radici di questi giganti verdi non rappresentassero un ostacolo “fisico” alla propagazione ottimale dei segnali elettromagnetici ad alta frequenza. Nella visione di una Roma sempre più digitalizzata, spinta dai finanziamenti europei verso la piena connettività, potrebbe essere necessario garantire “corridoi aerei” liberi da interferenze per le onde radio e una visuale sgombra per le innumerevoli microantenne che costelleranno il tessuto urbano. In tale scenario, il patrimonio arboreo, lungi dall’essere considerato un bene primario per la qualità della vita, la mitigazione climatica e la biodiversità, rischierebbe di essere declassato a mero intralcio da rimuovere.
La Smart City Senz’Anima: Deforestazione Urbana per una Connettività Totale
Si profila, dunque, il disegno di una Smart City radicalmente diversa da come molti la immaginerebbero: una città iperconnessa, efficiente dal punto di vista tecnologico, ma al contempo spoglia delle sue ombre naturali, più calda d’estate e meno accogliente. Le piante, con la loro intrinseca natura biologica, la loro crescita non sempre prevedibile e la loro “manutenzione” considerata onerosa, diventano elementi di disturbo in un sistema che predilige l’artificiale e il controllabile. Questa trasformazione viene ammantata da una narrazione rassicurante, quasi paternalistica, in cui ogni decisione viene presentata come inevitabile e presa “per il bene comune”, escludendo però i cittadini dai processi decisionali che impattano direttamente sulla loro quotidianità e sull’ambiente in cui vivono.
Una Governance Tecnocrate e la Deforestazione Urbana: Il Dissenso Soffocato
L’amministrazione, pur auto-definendosi progressista, adotta modalità operative che richiamano piuttosto una governance di stampo tecnocratico, caratterizzata da una marcata verticalità decisionale, una scarsa propensione al dibattito pubblico e una sostanziale intolleranza verso qualsiasi forma di dissenso organizzato. Il modello urbanistico che sembra emergere è quello delle “città laboratorio”, ove ogni singolo spazio deve essere funzionalizzato e ottimizzato in termini di rendimento, sia esso economico o infrastrutturale. In questa logica utilitaristica, la natura, con i suoi ritmi e le sue esigenze non negoziabili, pare aver perso gran parte del suo valore intrinseco, relegata a elemento accessorio o, peggio, a ostacolo sulla via di un progresso malinteso.

Per approfondimenti:
- A Roma è in corso una strage di alberi allucinante
Articolo investigativo che denuncia gli abbattimenti indiscriminati di alberi a Roma, con critiche alla mancanza di trasparenza della giunta Gualtieri, al greenwashing e alla distruzione di nidi durante il periodo di nidificazione. Analizza anche il conflitto di interessi tra ditte appaltatrici e controlli mancati . - Ambiente, avanti con piano forestazione nel Municipio II
Pagina istituzionale di Roma Capitale che illustra il piano di forestazione urbana nel Municipio II, con dati ufficiali sugli alberi piantati (509 previsti) e sostituiti. Include dichiarazioni di Gualtieri e Alfonsi sulla selezione delle specie arboree e sul bilancio ecologico tra abbattimenti e nuove piantumazioni . - Il Progetto ”Alberi per il Clima” prosegue anche nel 2025
Approfondimento sul progetto di forestazione urbana promosso da Banca d’Italia e Rete Clima, con l’obiettivo di piantare 1.700 alberi a Roma. Il testo affronta il tema della compensazione ambientale e delle iniziative per migliorare la qualità dell’aria, offrendo spunti sul contrasto tra politiche dichiarate e criticità segnalate dai cittadini .