giovedì, 19 Giugno 2025
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Shock Trump: Europa Barcolla, Futuro Nero

Donald Trump sferra un attacco su due fronti: fustiga la politica energetica "verde" del Regno Unito, invocando un massiccio ritorno alle trivellazioni petrolifere, e minaccia l'Unione Europea con dazi al 50% sulle esportazioni. Queste manovre mettono a nudo la profonda dipendenza economica dell'UE dal mercato statunitense e la sua inquietante inerzia strategica. L'Europa barcolla, intrappolata tra il rischio di un'umiliante sottomissione e la prospettiva di una rovinosa guerra commerciale.

L’Offensiva Gemellare di Trump e l’Europa Barcolla

Donald Trump, con la sua ben nota propensione a scompaginare gli equilibri precostituiti, orchestra una duplice manovra che mira a umiliare l’establishment euro-atlantico, lasciando l’Europa barcolla di fronte a prospettive inquietanti. La strategia trumpiana si articola, da un lato, in una critica sferzante verso le politiche energetiche del Regno Unito, giudicate velleitarie e controproducenti, e dall’altro, in una minaccia diretta e potenzialmente esiziale all’Unione Europea: l’imposizione di dazi del 50% sulle esportazioni dirette verso gli Stati Uniti. Tale prospettiva si configura come un fendente devastante per un continente già afflitto da una marcata dipendenza economica e da una paralizzante indecisione strategica, preannunciando scenari di profonda instabilità. L’eco di queste dichiarazioni risuona come un monito severo, che potrebbe ridefinire radicalmente i rapporti transatlantici e la stessa coesione interna dell’Unione, già messa a dura prova da molteplici fattori di crisi.

La Sferza Energetica Britannica e l’Europa Barcolla verso l’Incertezza

Attraverso il suo canale Truth Social, Trump non ha usato mezzi termini per definire “folle” l’attuale indirizzo energetico britannico, esortando a un abbandono dei “costosi e antiestetici mulini a vento” in favore di un deciso rilancio delle attività di trivellazione nel Mare del Nord. Secondo la sua visione, i giacimenti sottomarini celerebbero riserve sufficienti per un intero secolo, capaci di trasformare nuovamente Aberdeen nella capitale petrolifera continentale. Le implicazioni di una tale inversione di rotta sarebbero, a suo dire, una drastica riduzione dei costi energetici, un nuovo impulso all’attività imprenditoriale e la cessazione della dipendenza dalle fonti rinnovabili, considerate inaffidabili e onerose. Questa presa di posizione non rappresenta un fulmine a ciel sereno; già nel gennaio precedente, Trump aveva stigmatizzato l’intenzione del governo britannico di incrementare la tassazione sugli extra-profitti delle compagnie operanti nel settore gasifero e petrolifero. Tale politica fiscale aveva indotto colossi come Apache a disimpegnarsi dal Mare del Nord, mentre giganti delle energie rinnovabili quali SSE e Orsted annunciavano cospicui tagli agli investimenti, adducendo a motivazione l’incertezza dei mercati, l’escalation dei costi e le criticità nelle catene di approvvigionamento. La cosiddetta transizione verde sembra così configurarsi più come un tracollo annunciato che come una lungimirante strategia di sviluppo sostenibile, un segnale preoccupante che contribuisce a far sì che l’Europa barcolla.

Minaccia Dazi: l’Europa Barcolla Sotto Pressione Economica Inaudita

Il colpo di maglio all’intera architettura economica europea giunge con la minaccia di nuovi dazi del 50% sulle merci esportate verso gli Stati Uniti. Un’escalation tariffaria di tale magnitudine, qualora implementata, infliggerebbe ferite profonde ai tessuti produttivi dei principali paesi membri: si stima una contrazione del Prodotto Interno Lordo tedesco dell’1,7%, di quello italiano dell’1,25% e di quello francese dello 0,75% nell’arco di un triennio. Secondo le analisi di ING, già nel primo anno di applicazione, la flessione si attesterebbe ad almeno 0,6 punti percentuali. Per l’economia tedesca, che da tre anni langue in una condizione di stagnazione, una simile prospettiva equivarrebbe all’ultimo, fatale colpo alla sua struttura industriale, un tempo fiore all’occhiello del continente. Questa offensiva commerciale fa sì che l’Europa barcolla, costretta a confrontarsi con la propria fragilità strutturale e con le conseguenze di scelte politiche ed economiche che l’hanno resa eccessivamente dipendente da fattori esterni. La potenziale guerra dei dazi non solo minerebbe la stabilità finanziaria, ma potrebbe anche innescare tensioni sociali e politiche interne, esacerbando le divisioni già esistenti.

Dipendenza e Vulnerabilità: l’Europa Barcolla sulle Esportazioni Transatlantiche

Dietro questa aggressiva strategia commerciale si cela una verità scomoda e a lungo sottaciuta: la ripresa economica europea post-pandemia è stata edificata in larga misura sulle esportazioni verso il mercato statunitense. Nel solo 2024, il valore dei beni esportati ha raggiunto la cifra astronomica di 531 miliardi di euro, generando un surplus commerciale di quasi 200 miliardi. Questa dinamica ha trasformato Bruxelles in un vero e proprio ostaggio delle politiche commerciali americane, una condizione ammessa persino da figure autorevoli come Mario Draghi, il quale ha lapidariamente affermato: “Nessuno può sostituire il mercato americano”. Il dettaglio più imbarazzante di questa dipendenza risiede nella composizione merceologica del surplus, dominato dal settore farmaceutico. Le multinazionali statunitensi del farmaco, attratte da regimi fiscali particolarmente vantaggiosi, producono in nazioni come l’Irlanda per poi riesportare i loro prodotti negli Stati Uniti. Il deficit commerciale che ne consegue è a carico dei contribuenti americani, mentre i profitti vengono incamerati da Big Pharma e dalle enclave fiscali europee. Si tratta di un artificio contabile, perfettamente legale ma eticamente discutibile, che Bruxelles non ha mai osato affrontare con decisione, preferendo trincerarsi dietro proclami di giustizia sociale mentre difende strenuamente i propri paradisi fiscali interni. Brad Setser ha messo il dito nella piaga: “Non c’è soluzione al deficit USA-UE senza toccare il farmaceutico”. Ma a Bruxelles, nessuno sembra avere il coraggio di affrontare questa patata bollente, e l’Europa barcolla sotto il peso delle sue stesse contraddizioni.

Obiettivo Finale di Trump: Smascherare l’Impotenza mentre l’Europa Barcolla

Trump è perfettamente conscio di queste dinamiche e, con una mossa da consumato giocatore d’azzardo, alza la posta. Egli mira a smascherare l’artificio contabile su cui si regge parte della prosperità europea, a minacciare il vitale flusso delle esportazioni e, in ultima analisi, a rivelare la cruda nudità strategica del Vecchio Continente. Di fronte a questa offensiva, l’Europa barcolla, incerta sulla via da intraprendere. Cedere alle richieste di Trump significherebbe subire un’umiliazione cocente e una perdita di sovranità. Reagire con contromisure aprirebbe le porte a una guerra commerciale dagli esiti imprevedibili e potenzialmente catastrofici. Nel frattempo, mentre la Commissione Europea appare titubante e i governi nazionali si perdono in dispute interne, l’unica alternativa concreta sembra essere lo scenario che Bruxelles paventa più di ogni altro: un “liberi tutti”, la dissoluzione dell’unione politica e il ritorno a una diplomazia frammentata e bilaterale. In un simile contesto, l’Unione Europea, privata del sostegno americano, vedrebbe drasticamente ridimensionato il proprio peso specifico sullo scacchiere internazionale. Forse, l’obiettivo recondito di Trump è proprio questo: spingere il bluff europeo fino al punto di rottura, costringendo il continente a fare i conti con la propria irrilevanza strategica una volta privato del suo tradizionale partner transatlantico. Il vento sull’Atlantico è innegabilmente mutato, e l’Europa, anziché adattare le vele, sembra essersi legata ostinatamente all’albero maestro, intonando un inno “green” mentre la nave imbarca acqua, un’immagine che simboleggia perfettamente come l’Europa barcolla verso un futuro incerto.

Contrasto tra trivelle petrolifere illuminate e pale eoliche in rovina, con l'Europa sullo sfondo che mostra segni di frattura.
La dicotomia energetica proposta da Trump e le sue potenziali conseguenze destabilizzanti per l’economia e l’unità europea.

Per approfondimenti:

  1. Trump says UK is making a very big mistake with North Sea windfall tax – CNBC
    Analisi dettagliata delle critiche di Trump alle politiche energetiche britanniche, con focus sulla tassa sugli extraprofitti del petrolio e gas del Mare del Nord e le conseguenze per le compagnie petrolifere.
  2. Trump demands end to North Sea ‘windmills’ in swipe at UK energy policy – Reuters
    Copertura completa delle dichiarazioni di Trump contro l’energia eolica offshore britannica e la sua proposta di rilanciare le trivellazioni nel Mare del Nord, con reazioni del governo britannico.
  3. Trump calls for 50% tariff on EU, says he’s ‘not looking for a deal’ with bloc – CNBC
    Articolo approfondito sulle minacce di dazi del 50% di Trump contro l’Unione Europea, con analisi delle implicazioni economiche e delle tensioni commerciali transatlantiche.
  4. Trump Slams UK Energy Policy’s Very Big Mistake – OilPrice.com
    Approfondimento specifico sulle critiche di Trump alle scelte energetiche del Regno Unito, con analisi tecnica del settore petrolifero del Mare del Nord e delle politiche sulle energie rinnovabili.
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