giovedì, 19 Giugno 2025
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Caos OMS: Il Tuo Silenzio sul Trattato Pandemico

Dietro la facciata di un'adozione storica, il nuovo Trattato Pandemico dell'OMS nasconde un vuoto normativo e una strategia diplomatica controversa. Con parti cruciali rinviate e procedure di approvazione anomale, emerge il rischio di un "effetto bavaglio" per gli Stati, intrappolati in un accordo non ancora vincolante ma già limitante. Un percorso lungo e incerto che ne mina l'efficacia.

Il controverso iter del Trattato Pandemico globale

Nel crocevia della diplomazia sanitaria internazionale, il dibattito sul nuovo Trattato Pandemico assume contorni paradossali. Presentato con enfasi durante la 78ª Assemblea Mondiale della Sanità, il suo percorso verso l’adozione si rivela un costrutto artificioso, concepito più per preservare un’apparenza di coesione politica che per stabilire un solido baluardo contro future crisi sanitarie. L’architettura dell’accordo si manifesta fin da subito come precaria e claudicante, minata dall’assenza di consenso su pilastri fondamentali e da forzature procedurali che ne mettono in discussione la stessa legittimità. Si delinea uno scenario in cui la forma prevale sulla sostanza, un esercizio di stile diplomatico i cui effetti concreti rimangono sospesi in un limbo temporale e normativo, sollevando interrogativi profondi sulla sua reale utilità di fronte all’incombenza di nuove, potenziali emergenze globali.

La fallace adozione del Trattato Pandemico

Il cuore della controversia risiede in quella che può essere definita un’adozione-fantasma. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha spinto per un’approvazione formale del Trattato Pandemico, pur essendo consapevole della sua manifesta incompletezza. Manca, infatti, un tassello cruciale e altamente divisivo: il sistema PABS (Pathogen Access and Benefit-Sharing System), deputato a regolare l’accesso ai patogeni e l’equa condivisione dei benefici derivanti, come vaccini e trattamenti. Anziché risolvere la spinosa questione, si è optato per una soluzione dilatoria: approvare il corpo principale del trattato e demandare la definizione del sistema PABS a un futuro allegato, la cui stesura e approvazione restano avvolte nell’incertezza. Questa strategia configura un’adozione meramente nominale, un guscio vuoto il cui contenuto operativo è procrastinato a data da destinarsi, un espediente per non dissipare lo slancio politico accumulato.

Il vulnus procedurale che indebolisce il Trattato Pandemico

A rendere il quadro ancor più torbido è la modalità con cui si è scelto di approvare il testo. Le convenzioni internazionali di tale portata richiederebbero, secondo prassi consolidata, una maggioranza qualificata dei due terzi degli Stati membri. In questo caso, invece, si è fatto ricorso a un’approvazione per “consenso”, un meccanismo che aggira l’ostacolo del voto e permette di dichiarare il testo approvato in assenza di obiezioni formali esplicite. Molti giuristi e osservatori internazionali considerano questa mossa una palese forzatura delle regole, un arbitrio procedurale che crea un precedente pericoloso. La singolarità risiede nel silenzio acquiescente degli Stati membri, nessuno dei quali ha contestato apertamente tale deviazione dalla norma, preferendo non incrinare il delicato equilibrio diplomatico e accettando di fatto una palese anomalia giuridica.

Il Trattato Pandemico e il rischio di una censura implicita

L’iter successivo all’adozione formale è un labirinto di scadenze e condizioni che proietta l’effettiva entrata in vigore del Trattato Pandemico in un futuro lontano e nebuloso. Una volta approvato, gli Stati avranno 18 mesi per comunicare la loro intenzione di aderire o meno. Tuttavia, la fase della firma, atto che precede la ratifica nazionale, è bloccata: non sarà possibile apporre la propria firma finché l’allegato sul PABS non sarà finalizzato e approvato. Questo stallo introduce un elemento particolarmente insidioso: il cosiddetto “effetto bavaglio”. Secondo i principi del diritto internazionale, uno Stato che ha firmato un trattato, anche se non ancora ratificato, è tenuto ad astenersi da atti che priverebbero il trattato del suo oggetto e del suo scopo. Tale obbligo potrebbe essere interpretato in modo estensivo, considerando qualsiasi critica o obiezione pubblica come una violazione dell’impegno preso, instaurando così una sorta di sudditanza psicologica e una deriva censoria. Il caso del Regno Unito, come evidenziato dall’analista Meryl Nass, è emblematico: per scongiurare un’applicazione automatica e forzata del trattato, si renderebbe necessaria l’abrogazione di normative interne preesistenti, come la sezione 45 del Public Health Act del 1984.

Un cinico compromesso per il Trattato Pandemico

Gli stessi negoziatori, a porte chiuse, non nascondono la natura pragmatica e cinica dell’operazione, ammettendo che si tratta di un compromesso tecnico per “salvare la faccia” e non dichiarare il fallimento del lungo processo negoziale. Il risultato è un trattato formalmente “adottato” ma di fatto inerte, non firmabile né ratificabile a tempo indeterminato. L’orizzonte temporale per la sua piena operatività è dilatato a dismisura. Affinché il trattato entri in vigore, sarà necessaria la ratifica da parte di almeno 60 Paesi. Solo allora si potrà tenere la prima Conferenza delle Parti, l’organo direttivo dell’accordo. L’intero processo potrebbe richiedere molti anni, un lasso di tempo in cui una nuova, virulenta pandemia potrebbe manifestarsi, trovando il mondo imbrigliato nelle maglie di uno strumento giuridico ancora in gestazione e mettendo a nudo la potenziale, drammatica inefficacia di questa complessa architettura diplomatica.

Mano con penna in procinto di firmare un trattato pandemico che si dissolve, con un mondo in crisi pandemica sullo sfondo.
La decisione di firmare un accordo pandemico incompleto mentre incombe la minaccia di nuove crisi sanitarie globali.

Per approfondimenti:

  1. Adozione storica dell’Accordo sulle Pandemie dell’OMS
    Comunicato ufficiale dell’OMS che descrive l’adozione del trattato, il processo di consenso, gli obiettivi di equità e sicurezza globale, e i prossimi passi legati al sistema PABS. Sottolinea il rispetto della sovranità nazionale e i meccanismi di distribuzione dei prodotti sanitari.

  1. Il lungo percorso per l’entrata in vigore del trattato
    Analisi dettagliata delle tappe necessarie per la ratifica, inclusi i negoziati pendenti sul sistema PABS, i tempi tecnici per le firme degli Stati e il requisito delle 60 ratifiche. Evidenzia le criticità procedurali e i possibili ritardi.

  1. Critiche e fake news sul trattato pandemico
    Articolo critico che esamina le controversie legate al trattato, incluse le preoccupazioni sulla sovranità nazionale, le pressioni dell’OMS per evitare votazioni formali e il ruolo delle case farmaceutiche. Offre una prospettiva scettica sul processo negoziale.

Approfondimento sul processo di ratifica
Report aggiuntivo che spiega le fasi tecniche post-adozione, inclusi i 18 mesi per le notifiche degli Stati, il legame tra firma e approvazione dell’allegato PABS, e le implicazioni politiche dell’impegno a non “compromettere” l’accordo.

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