ROMA – L’Istituto Nazionale di Statistica ha finalmente certificato quello che ogni cittadino italiano sapeva da sempre: il vero motore del Paese non è la manifattura, non è il turismo, ma la gloriosa, inarrestabile e innovativa “Economia Sommersa S.p.A.”. Con un fatturato di 217 miliardi di euro nel 2023, in crescita del 7,5%, questa vibrante realtà imprenditoriale si conferma il fiore all’occhiello del Made in Italy, un’entità che da sola vale più del Prodotto Interno Lordo di mezza Unione Europea.
I dati ISTAT parlano chiaro: oltre 3 milioni di lavoratori irregolari, un esercito di professionisti del “nero” che, con la loro dedizione, contribuiscono a un valore aggiunto di quasi 80 miliardi. Questi non sono evasori, sono patrioti. Eroi silenziosi che, sfidando le catene della burocrazia e l’inutile fardello di tasse e contributi, mantengono viva l’economia reale mentre lo Stato ufficiale si perde in manovre da 18 miliardi.
Un Modello di Business Vincente
Il successo di “Sommersa S.p.A.” risiede in un modello di business agile e deregolamentato. I settori di punta? Servizi alla persona (con un’incidenza del 32,4%), commercio e ristorazione. In pratica, tutto ciò che rende la vita in Italia sopportabile. Mentre il governo discute di decimali, c’è un intero Paese che opera, produce e prospera in un paradiso fiscale auto-gestito, un ecosistema perfetto dove l’unica regola è la stretta di mano e l’unica imposta è la discrezione.
L’aumento del tasso di irregolarità al 12,7% non è un dato preoccupante, ma la prova di un mercato del lavoro flessibile e dinamico, capace di adattarsi alle sfide globali con una creatività che la Confindustria può solo sognare. È la vittoria del genio italico, la dimostrazione che, quando si tratta di aggirare le regole, non siamo secondi a nessuno. Il Presidente Mattarella si preoccupa dei salari reali bassi, ma ignora la robusta crescita dei compensi “fuori busta”, che garantiscono un potere d’acquisto immediato e non tassato.
È ora di smetterla con l’ipocrisia. Invece di combatterla, dovremmo celebrare l’economia sommersa. Quotarla in borsa. Esportare il modello. Perché in un mondo di crisi e incertezze, l’unica vera certezza italiana è che, sotto la superficie, c’è sempre qualcuno che sta lavorando. E, soprattutto, che non lo dichiarerà mai.
(Fonte della notizia reale: TgCom24, 17 ottobre 2025)
