
Dal palco patinato del Meeting di Rimini, tra applausi scroscianti e commozione istituzionale, è scesa sulla plebe una nuova, meravigliosa promessa: il “grande piano casa a prezzi calmierati”. Una visione celestiale per le giovani coppie, quelle creature mitologiche che, secondo la narrazione, non desiderano altro che un nido d’amore per sfornare futuri contribuenti. Peccato che, a un esame più attento, il “grande piano” assomigli più a un pacco regalo contenente un singolo mattoncino Lego.
“Senza una casa è più difficile costruirsi una famiglia”, ha sentenziato la Premier. Una rivelazione sconvolgente, un’illuminazione che nessuno di noi, mentre paga il 70% del proprio stipendio da precario per un monolocale con vista discarica, aveva mai avuto. Grazie.
E così, mentre il ceto medio attende con ansia che l’attenzione si concentri su di lui, i giovani sono già destinatari di questa generosità a forma di mattone. Un mattone simbolico, ovviamente. Un mattone fatto di burocrazia, di cavilli incomprensibili e, soprattutto, di speranza. La stessa speranza che ti fa compilare 200 moduli per un bonus che non arriverà mai.
Il governo rivendica di stare nel “campo del reale”, ma la realtà è che i giovani italiani vivono già in un deserto. E in un deserto, un mattoncino di plastica colorata non serve a costruire una casa. Serve, al massimo, a inciamparci sopra mentre si vaga senza meta.