Un vademecum di azioni concrete per aiutare la Palestina
Dinanzi al dramma umanitario che affligge la popolazione di Gaza, l’inazione e lo sconforto rappresentano un rischio tangibile, ma è imperativo reagire. Esistono molteplici modalità per aiutare la Palestina in modo concreto e per esercitare una pressione significativa sui governi e sulle corporazioni che, con la loro acquiescenza o il loro sostegno diretto, perpetuano uno stato di ingiustizia. Questo testo funge da compendio, redatto con il contributo di attivisti e organizzazioni per i diritti umani, delineando sette azioni pragmatiche che chiunque può intraprendere per generare un impatto reale e contrastare l’impunità dello stato israeliano.
Il potere del consumo critico per aiutare la Palestina
Ogni cittadino è anche un consumatore, e in questo ruolo risiede un potere considerevole. Il boicottaggio strategico è un’arma non violenta di straordinaria efficacia, poiché incide direttamente sui profitti delle aziende coinvolte. È fondamentale, per massimizzare l’impatto, concentrarsi su obiettivi circoscritti e chiari. Tra le aziende da evitare figurano la catena di supermercati Carrefour, per il suo sostegno logistico ai militari israeliani, e multinazionali come Nestlé, Danone e Coca-Cola. Nel settore tecnologico, HP è criticata per la fornitura di tecnologie di sorveglianza, mentre Siemens è coinvolta nell’espansione degli insediamenti illegali. Anche l’agenzia immobiliare Remax è oggetto di boicottaggio per la sua attività nelle colonie.
Finanza etica: scegliere dove depositare i risparmi per aiutare la Palestina
Un’altra azione di grande rilevanza consiste nella selezione coscienziosa del proprio istituto bancario. Numerose banche tradizionali, tra cui Intesa Sanpaolo e Unicredit, sono implicate nel finanziamento dell’industria bellica o hanno interessi economici legati all’occupazione. Optare per istituti come Banca Etica, che esclude esplicitamente ogni investimento nel settore degli armamenti, o altre banche con politiche di trasparenza e riduzione del supporto militare, significa sottrarre risorse a un sistema pernicioso. Trasferire i propri fondi è una dichiarazione potente che contribuisce a indebolire le fondamenta economiche che sostengono il conflitto.
Azioni di pressione e informazione per aiutare la Palestina
L’attivismo digitale e la diffusione di informazioni veritiere sono pilastri fondamentali. Aderire a campagne di mail bombing verso istituzioni e redazioni giornalistiche, disdire abbonamenti a servizi come Disney+ comunicandone esplicitamente la motivazione politica, o partecipare a petizioni online sono gesti che, sommati, creano una pressione percettibile. È altrettanto cruciale informarsi attraverso fonti indipendenti e rigorose, come Invicta Palestina o InfoPal, e promuovere la lettura di autori che hanno analizzato approfonditamente la questione, come Ilan Pappè e Francesca Albanese. La condivisione di conoscenza contrasta la narrativa dominante e sensibilizza l’opinione pubblica. Infine, il sostegno, anche economico, a organizzazioni non governative presenti sul campo, come la Mezzaluna Rossa Palestinese o AWDA, e la partecipazione a manifestazioni pubbliche, restano azioni insostituibili per far sentire la propria voce e assurgere a parte attiva del cambiamento.

Per approfondimenti:
- EMERGENCY – Aggiornamenti da Gaza
Rapporti giornalieri sull’emergenza umanitaria a Gaza, con testimonianze dirette dello staff medico, dati su vittime, distruzioni e carenze sanitarie. Include iniziative concrete per sostenere la popolazione. - Amnesty International – Appello per Gaza
Analisi delle violazioni del diritto internazionale, con richieste urgenti alla Svizzera e alla comunità internazionale per un cessate il fuoco, accesso agli aiuti umanitari e sanzioni a Israele. - AssopacePalestina – Lettera sull’uso della fame come arma
Documento ufficiale della Commissione Internazionale (ICSPR) che denuncia a ONU e Corte Penale Internazionale l’utilizzo sistematico della fame come arma di guerra a Gaza, con dati su carestia e violazioni.