La Genesi della Metafora: la Testa del Serpente
L’espressione “Testa del Serpente” è assurta a metafora precipua per delineare l’Iran, identificato quale epicentro di un sistema ostile e mente strategica da cui promanano ordini e finanziamenti a gruppi militari avversi a Israele. Tale locuzione non è appannaggio esclusivo di Netanyahu, ma è condivisa da svariati attori geopolitici. L’Arabia Saudita e le nazioni del Golfo, a maggioranza sunnita, percepiscono l’Iran sciita come un formidabile fattore di destabilizzazione regionale, un’ingerenza la cui radice affonda nell’antica disputa sulla successione del profeta Maometto. Anche negli ambienti militari statunitensi, l’Iran viene designato con tale epiteto, evocandone una natura subdola e strisciante da contenere. Per Netanyahu, tuttavia, l’immagine assume una valenza ultimativa: con i serpenti non si tratta, si abbattono in via preventiva, prima che possano mordere, giustificando così una politica di attacchi proattivi.

L’Inimicizia Storica e la Testa del Serpente
L’eziologia di tale profondo antagonismo risiede negli eventi che hanno trasfigurato l’Iran nel XX secolo. Nato nel 1939, Ali Khamenei matura la sua formazione teologica e politica negli anni ’60 sotto l’egida dell’ayatollah Khomeini, in un contesto dominato dalla monarchia filo-occidentale degli Shah Pahlavi. Questo regime, pur ammantandosi di una parvenza di modernità e democrazia, celava profonde diseguaglianze sociali e impiegava metodi repressivi attraverso la polizia segreta Savak, addestrata da CIA e Mossad. La rivoluzione del 1979, fomentata dal clero e a cui Khamenei contribuì in modo cruciale durante l’esilio di Khomeini, rovesciò lo Shah, ponendo fine ai lucrosi rapporti che legavano l’Iran a Israele e all’Occidente. Con la morte di Khomeini nell’89, Khamenei ne eredita il mantello, sublimando l’ideologia anti-occidentale e anti-sionista e propugnando l’espansione della rivolta sciita. Da qui scaturisce il sostegno a entità come Hezbollah in Libano, Hamas a Gaza e gli Houthi nello Yemen, che costituiscono il corpo del serpente la cui guida è l’Iran.

Il Pretesto Nucleare contro la Testa del Serpente
Divenuto primo ministro, Benjamin Netanyahu ha da subito additato l’Iran come il nemico esistenziale per antonomasia. Il movente di tale ossessione è duplice: la perdita economica subita da Israele con la caduta dello Shah e la capacità iraniana di centralizzare e organizzare un fronte di resistenza altrimenti frammentato. Per criminalizzare Teheran agli occhi della comunità internazionale, la questione del programma nucleare iraniano è stata elevata a casus belli. Attraverso discorsi infuocati, come quello celebre all’ONU nel 2012 con il cartellone della bomba, e una lunga scia di omicidi mirati di scienziati nucleari iraniani tra il 2010 e il 2020, Israele ha cercato di dimostrare la pericolosità imminente della minaccia. Questo rumore di fondo, per quanto fragoroso e sanguinoso, maschera l’obiettivo reale: la destabilizzazione dell’Iran e la sua sostituzione con un governo fantoccio che ripristini le condizioni di sottomissione e gli interessi economici dell’era Pahlavi, recidendo definitivamente la Testa del Serpente e smembrandone il corpo.